In un giorno lontano giunsero a Potenza dalle terre d’Africa dodici fratelli figli di San Bonifacio e di Santa Tecla, trascinati a Roma dal proconsole Valeriano per esservi trucidati. Non ebbero il tempo di completare il loro doloroso pellegrinaggio. Minacciati, derisi, dai loro persecutori, furono condotti al supplizio, alcuni a Potenza, altri a Venosa. Andarono a morte cantando i loro inni, mentre negli occhi loro luceva la divina gioia gioia del martirio per quella fede cui, senza esitazione e senza rimpianto, sacrificavano la vita. Una donna era presso il luogo del martirio a lavare biancheria nelle acque del Basento. Quando i carnefici si furono allontanati portando i corpi dilaniati dei Martiri, essa volle prendere qualche loro reliquia; raccolse dei fiori inzuppati del loro sangue e se li portò a casa e li conservò in una pezzuola di candido lino. Se ne era dimenticata ma, dopo parecchi anni, frugando per sue cose, trovò i fiori, ancora verdi, come se